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Apprendimento 13 Dicembre 2023

Glossario dei termini di illuminazione

Un sistema LED Pure Led encendido

Se parli con un professionista dell’illuminazione per la coltivazione della cannabis, dopo un po’ ti troverai probabilmente immerso in una zuppa di acronimi difficili da capire. Tutti usiamo gli acronimi, ma a volte dimentichiamo che il grande pubblico potrebbe non conoscere le nostre abbreviazioni preferite. Speriamo che questo glossario di termini ti permetta di integrarti perfettamente in qualsiasi conversazione relativa all’illuminazione della cannabis, oltre a permetterti di acquistare con fiducia i prodotti per la coltivazione.

Il mondo dell’illuminazione per la coltivazione della cannabis a volte può creare confusione. Tra gli innumerevoli produttori, i tipi di lampade, i nomi e le descrizioni dei prodotti, navigare in un oceano di concetti non è un compito facile. Inoltre, gli acronimi possono essere usati in modo eccessivo o presi alla leggera, il che può lasciare le persone disorientate. E come se non bastasse, la maggior parte di questi acronimi proviene dall’inglese, in quanto sono spesso utilizzati come standard internazionale. Quindi, per chiarire ogni confusione, abbiamo raccolto i principali acronimi che devi conoscere.

A (Ampere): unità di misura dell’intensità di una corrente elettrica. In termini più semplici, misura la quantità di carica elettrica che attraversa un conduttore in un secondo.

BF (Ballast Factor): valore che descrive come un reattore influisce sull’emissione luminosa nominale di una lampada. Ad esempio, una lampada da 3000 lumen collegata a un reattore con un BF di 0,90 o 90% produrrà 2700 lumen (3000 lm x 90% = 2700 lm).

CCFL (Cold Cathode Fluorescent Lamp): una lampada fluorescente che emette luce senza riscaldare gli elettrodi applicando solo un’alta tensione (le lampade fluorescenti convenzionali utilizzano tensione e riscaldamento). Le CCFL tendono ad essere meno efficienti delle lampade fluorescenti tradizionali, ma offrono una durata di vita paragonabile a quella dei LED.

CRI (Colour Rendering Index): una metrica utilizzata per descrivere la fedeltà con cui una fonte di luce può rappresentare i veri colori di oggetti e spazi, dove le fonti di luce naturale come il sole hanno un indice perfetto di 100. Senza una sorgente luminosa con un CRI elevato, le cose possono apparire sbiadite, opache o imprecise.

CCT (Correlated Colour Temperature): a differenza del CRI, che descrive la fedeltà con cui una sorgente luminosa rappresenta altri oggetti, la CCT descrive il colore emesso dalla lampada stessa ed è intesa come una misura generale della “freddezza” o del “calore” della sua luce.

CFL (Compact Fluorescent Lamp): un tipo di lampada fluorescente in cui il tubo è piegato o arrotolato, solitamente a spirale, in una forma compatta per ridurre lo spazio necessario. Le CFL sono solitamente dotate di un alimentatore incorporato e gli spettri più diffusi sono 2700 K (caldo) e 5000 K/6500 K (freddo), con potenze che vanno da 13 W a 200 W.

CD (Candela): unità di misura dell’intensità luminosa, ovvero la quantità di luce emessa in una particolare direzione. Da non confondere con il lumen (lm), un’unità di misura dell’emissione luminosa totale di una lampada o di un apparecchio di illuminazione, senza descrivere una direzione specifica.

CMH (Ceramic Metal Halide): sono un’evoluzione delle lampade ad alogenuri metallici e possono svolgere il ruolo combinato di lampadine MH e HPS. Utilizzano un tubo di ceramica molto caldo per ionizzare vari gas che determinano l’emissione spettrale della lampada. Le lampadine CMH hanno un CRI molto alto (fino a 96), il che significa che gli oggetti appaiono quasi del tutto naturali sotto la luce CMH.

CU (Utilisation Coefficient): misura la quantità di luce emessa da un dispositivo che cade su un’area di dimensioni specifiche. Il CU è influenzato dall’efficienza luminosa della lampada e dalla geometria e dai colori della stanza.

HEP (High Efficiency Plasma): una tecnologia di illuminazione emergente che utilizza la radiofrequenza per stimolare un gas e creare una sfera di plasma piccola ma molto luminosa. L’illuminazione HEP offre un’efficacia molto elevata (oltre 90 lumen per watt) e una resa cromatica perfetta (CRI = 100). Tuttavia, questa tecnologia è stata commercializzata solo di recente e non ha raggiunto una quota di mercato paragonabile a quella dei LED.

HID (High Intensity Discharge): un tipo di lampada che produce illuminazione stimolando un gas chiuso con un arco elettrico e che quindi funziona a temperature elevate. Esempi di illuminazione HID sono le lampade ai vapori di mercurio, agli alogenuri metallici, allo xeno, al sodio ad alta pressione e al sodio a bassa pressione.

HPS (High Pressure Sodium): una lampada HID che utilizza sodio eccitato per produrre luce. È una delle lampade preferite per la coltivazione della cannabis grazie alla sua elevata efficienza. Anche se tecnicamente è una lampada a spettro completo, la maggior parte dell’emissione è nello spettro verde/giallo/rosso (520 nm – 640 nm) e pochissimo nel viola/blu/ciano (400 nm – 520 nm).

HQL (Mercury Vapour Lamp): un sottotipo di lampada HID in cui una scarica elettrica eccita il vapore di mercurio e lo porta a emettere luce visibile. Possono essere rivestiti di fosforo per migliorare le prestazioni e sono comunemente utilizzati in applicazioni di illuminazione esterna e industriale.

IDL (Induction Lamp): un tipo di illuminazione a scarica in cui il gas non è stimolato direttamente dagli elettrodi, come nelle lampade fluorescenti o HID, ma utilizza microonde o radiofrequenze. Ha una durata molto più lunga rispetto alle lampade HID o fluorescenti perché non ci sono elettrodi soggetti a usura ogni volta che la lampada viene attivata.

K (Kelvin): unità di misura della temperatura, anche se nel settore dell’illuminazione è più comunemente utilizzata per indicare la temperatura di colore correlata (CCT) delle sorgenti luminose.

KW (Kilowatt): unità di misura della potenza elettrica, equivalente a 1000 watt. Questo termine non deve essere confuso con il chilowattora, che è la quantità di energia consumata da un apparecchio da un chilowatt in funzione per un’ora.

LED (Light Emitting Diode): dispositivi semiconduttori che emettono luce quando vengono attraversati dalla corrente. Per ottenere i diversi risultati cromatici vengono utilizzati materiali diversi. Possono essere diodi a emissione monocromatica (monocolore) o bianca (spettro completo). Grazie al calore relativamente basso, alla lunga durata e alla crescente efficienza, sono molto popolari come luci per la coltivazione.

LED SMD (Surface Mount LED): la differenza principale tra questi tipi di LED è che il loro design varia per ottenere una minima emissione di calore. A differenza delle lampadine tradizionali, che emettono calore verso l’esterno, i LED emettono calore verso l’interno, dove si trova il diodo stesso. Meglio riesci a dissiparlo, meno il chip LED ne risente. I LED SMD si basano su un array di diodi su un circuito stampato, incapsulati in una resina semirigida. Può includere diodi blu, verdi e rossi per creare combinazioni di colori.

COB LED (Chip-on-Board LED): si tratta di un’altra tecnologia di confezionamento dei LED. Più chip LED vengono montati direttamente su una singola scheda o substrato per formare un singolo modulo. I singoli LED sono piccoli, funzionano come un’unica sorgente luminosa e di solito sono dello stesso colore (ad esempio tutti bianchi o tutti blu), per cui assomigliano più a un pannello luminoso che a diverse luci singole, come avverrebbe utilizzando più LED SMD.

LEC (Light Emitting Ceramic): nuova tecnologia basata sul CMH (Ceramic Metal Halide) in cui le luci utilizzano un bruciatore in ceramica, invece della versione al quarzo del sodio. Il risultato è un colore più naturale, che produce più lumen per watt e una durata maggiore. Da non confondere con i LED, in quanto si tratta di tecnologie completamente diverse.

LLD (Lamp Lumen Depreciation): la diminuzione nel tempo del flusso luminoso della lampada, causata dall’annerimento del rivestimento del bulbo, dall’esaurimento del fosforo, dal deprezzamento del filamento e da altri fattori.

LPS (Low Pressure Sodium): un sottotipo di illuminazione HID in cui il vapore di sodio eccitato è la sorgente luminosa. Le luci LPS hanno un’efficacia molto elevata, ma la loro resa cromatica è molto scarsa. Questo limita il suo utilizzo ad alcune applicazioni in cui il CRI non è importante.

LM (Lumen): unità che ci permette di misurare la quantità di luce (luminosità o flusso luminoso) emessa da una sorgente, senza tenere conto di fattori come lo spazio da illuminare o l’angolo di apertura del fascio luminoso. In questo modo è possibile, ad esempio, confrontare le lampadine a LED con quelle alogene per scoprire quale illuminerà meglio.

LX (Lux): è il flusso di luce proiettato da una determinata sorgente su una superficie situata a una certa distanza dalla sorgente. Lux è l’unità di misura del Sistema Internazionale dell’illuminamento o dei lumen per unità di superficie (un lux equivale a un lumen per metro quadro).

Un Led Q puro da 150W in funzione

MR (Multifaceted Reflector): un componente utilizzato per modellare la luce emessa da una lampadina in un fascio direzionale. Le lampade MR utilizzano in genere lampadine a incandescenza, alogene, HID o LED e sono disponibili con attacco a vite o a spina.

µmol (Micromol): un milionesimo di mole. Si tratta di una misura del numero di fotoni PAR incidenti su un metro quadro al secondo.

MH (Metal Halide): un sottotipo di lampada HID che produce l’illuminazione stimolando composti di alogenuri metallici vaporizzati. Hanno anche la capacità di fornire luce ultravioletta, permettendo alle piante di generare una maggiore quantità di resina.

PF (Power Factor): rapporto tra la potenza reale e la potenza apparente consumata dagli apparecchi di illuminazione. La potenza reale è rappresentata dai watt effettivamente consumati, mentre la potenza apparente è il prodotto della moltiplicazione di tensione e corrente, misurata in volt-ampere.

PAR (Photosynthetically Active Radiation): è la radiazione compresa tra le lunghezze d’onda di 400 e 700 nanometri ed è strettamente legata alla crescita delle piante. Ovvero in grado di produrre attività fotosintetica nelle piante e nei microrganismi.

PPF (Photosynthetic Photon Flux): misura la quantità di radiazione fotosinteticamente attiva (PAR) emessa da una sorgente luminosa ogni secondo e ci dice quanta luce utilizzabile (dalle piante) viene emessa dalla sorgente in questione. L’unità di misura del valore PPF è µmol/s (micromoli al secondo). È importante ricordare che il valore PPF non è la quantità di fotoni che raggiungono effettivamente la pianta, ma una misura della luce emessa.

PPFD (Photosynthetic Photon Flux Density): la quantità di fotoni PAR che effettivamente raggiungono la pianta per contribuire alla fotosintesi. Più precisamente, la radiazione fotosinteticamente attiva espressa come numero di fotoni (in micromoli) incidenti su un metro quadro ogni secondo. Si tratta di una delle misure migliori per determinare l’uniformità di una lampada, nonché la densità di radiazione.

SSL (Solid State Lighting): qualsiasi tipo di illuminazione che utilizza i LED per produrre luce, anziché filamenti incandescenti, gas combusti o plasma. L’SSL comprende gli OLED (diodi organici a emissione di luce).

T (Tubo fluorescente): un tipo specifico di lampada fluorescente di forma tubolare e dotata di spinotti alle estremità, da collegare all’uscita di tensione di un alimentatore magnetico o elettronico. I tubi fluorescenti sono contrassegnati dalla lettera “T” seguita da un numero che ne indica il diametro.

UV (Ultravioletto): energia radiante con lunghezza d’onda compresa tra 100 e 400 nm (nanometri). Si classificano in tre tipi diversi: UVA (onde lunghe) con una lunghezza d’onda compresa tra 315 e 400 nm, UVB (onde medie) con una lunghezza d’onda compresa tra 280 e 315 nm e UVC (onde corte) con una lunghezza d’onda compresa tra 100 e 280 nm.

W (Watt): l’unità di misura della potenza elettrica, che equivale a un joule al secondo. Un watt equivale alla potenza di un circuito in cui scorre una corrente di un ampere attraverso una differenza di potenziale di un volt.

In conclusione, districarsi nel mondo degli acronimi dell’illuminazione per la coltivazione della cannabis può essere una sfida, ma con questo glossario di termini hai ora a disposizione uno strumento prezioso per orientarti in questo complesso universo. Comprendendo meglio concetti chiave come CRI, CCT o PPF, tra i tanti, sarai in grado di prendere decisioni migliori al momento di fare acquisti importanti per la tua coltivazione, come l’illuminazione, migliorando così l’efficienza e i risultati dei tuoi progetti.

Noi di Pure LED siamo orgogliosi di far parte del tuo percorso di coltivazione della cannabis, offrendoti soluzioni di illuminazione LED avanzate ed efficienti che ti aiuteranno a massimizzare le prestazioni delle tue colture. Illumina la tua strada verso il successo con Pure LED!

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